Antropologia del Cyberspazio

por Giuseppe Gaeta


INDICE

 

Premessa

Società nella rete

Lavoro vs. telelavoro?

Il network ed il problema delle regole

Dislivelli sociali e nuove tecnologie


 

Premessa

L'interesse dell'Antropologo Culturale e, più specificamente, dello specifico settore di indagine antropologica che pone al centro della propria attività di ricerca le cosiddette Società Complesse, nei confronti di un fenomeno come quello di Internet (e, più generalmente della comunicazione digitale), è di immediata comprensibilità, laddove ci si interroghi sulla portata di tale fenomeno, anche semplicemente prendendone in considerazione le coordinate geografiche e le connotazioni sociali.

Si tratta di un campo di analisi di portata troppo vasta per non porsi, almeno in prima istanza, l'interrogativo sulla potenziale rilevanza teoretica e culturologica di uno studio su tale tema.

Non solo, infatti, il mercato in cui ci muoviamo ne è e ne sarà sempre maggiormente influenzato, ma anche la nostra stessa vita inizia ad essere modificata, a diversi livelli, da quella che, più che una tecnologia, si rivela come un innovativo "campo sociale".

Nuove promesse, nuove opportunità ma anche minacciosi presagi si alternano nelle immagini evocate da questo potente mezzo di comunicazione: scenari da "Grande Fratello orwelliano" fanno da contraltare a rappresentazioni libertarie e "liberatorie" della Rete.

Senza entrare nella annosa querelle che da sempre intercorre fra "apocalittici" e "integrati" chiariremo subito che il nostro obiettivo prioritario è di provare a ricostruire un quadro complessivo del fenomeno e una prima bozza di interpretazione dei motivi dei cambiamenti in atto, collegandone i caratteri con gli obiettivi prioritari dell’analisi antropologica, mirante ad indagare alcuni territori sociali ed umani. Come osserva C. Tullio Altan, infatti, "il tema più congeniale allo spirito dell’indagine antropologico culturale (…) sembra essere dato dalla speciale attenzione posta sullo studio dei fenomeni di costume, del sapere collettivo, delle credenze e dei valori e più in generale della mentalità condivisa dai membri, individui e gruppi, di una moderna società complessa, in rapporto ai problemi che la caratterizzano.

Accade infatti spesso, per la ben nota vischiosità delle forme della cultura, che le fratture più gravi di conseguenze si stabiliscano fra la cultura tradizionale di un popolo e le nuove esigenze di gestione di un sistema economico sociale, fattosi ormai complesso nei modi che si sono descritti" (Tullio Altan, 1990, pp.46-47).

E’ nelle pieghe di queste "vischiosità" che riteniamo risieda il senso della presente indagine e della nostra attenzione per questi temi.

Occorrerà preliminarmente, dunque, definire i confini del contesto nel quale intendiamo muoverci, anche se il termine "confini", usato in relazione ad un fenomeno che si caratterizza esattamente per la sua capacità diffusiva, può risultare quasi una contraddizione in termini.

Tuttavia alcune distinzioni vanno operate, soprattutto per collocare nella giusta dimensione le informazioni di contorno che riteniamo sia necessario inserire in apertura di questo scritto, la cui natura, per obiettivi e per dichiarazione di intenti, non è certamente tecnica, anche se per contiguità "simpatica" con il suo oggetto può invadere il campo semantico e cognitivo della "tecnologia".

Innanzitutto, il fenomeno Internet si inserisce nel quadro della "rivoluzione culturale" conseguente alla diffusione della tecnologia digitale.

Computer, reti, e soprattutto la "Rete delle reti", infatti, stanno progressivamente cambiando il nostro modo di lavorare, di comunicare, di informarci, di istruirci, di produrre rappresentazioni: in altre parole, in maniera molto evidente almeno in riferimento al mondo occidentale, sembra che stiano mutando i processi di produzione e riproduzione del bacino semantico e simbolico, in cui trova origine la nostra cultura.

Questo dato, che ci sembra persino superfluo tentare di avvalorare per quanto esso appare evidente, ci indica il primo dei motivi per i quali sarebbe probabilmente una lettura miope considerare Internet come una moda o un gioco ultratecnologico per iniziati, piuttosto che l'origine di un cambiamento importante.

Procederemo pertanto in forma analitica prendendo in considerazione i seguenti ordini di questioni:

l'interpretazione delle ragioni del fenomeno, analizzando la crescita della Rete e scoprendone le cause di natura sia tecnologica sia culturale;

le conseguenze immediate e i possibili scenari derivanti da un massiccio impatto delle telecomunicazioni sui processi e sulle modalità della comunicazione umana;

Ci si concentrerà infine sulle implicazioni di natura teorica ed epistemologica che possono derivare da quello che si presenta come una ristrutturazione "paradigmatica" della nostra idea "dell'essere e dell'esser-ci nel mondo".

Le avanguardie della tecnologia digitale, i computer e le reti, sono usciti allo scoperto, dilagando nel nostro mondo di tutti i giorni.

Dopo aver invaso le nostre scrivanie, le nostre case ora cominciano a collegarsi fra loro creando quella che sul piano simbolico potrebbe apparire una grandissima memoria collettiva.

Internet, la Rete delle reti, infatti, altro non è che il risultato dell'interconnessione di migliaia di reti di computer, ubicate negli angoli più remoti del pianeta.

Le conseguenze sono importanti. Basta guardarsi attorno per cogliere segnali significativi.

- le riviste di informatica che in edicola si indirizzano più ai consumatori che non agli specialisti sono più numerose di quelle di moda, di gastronomia, di filatelia.

- le fiere di informatica registrano un affollamento incredibile e sono piene di giovani e di gente comune, non più solo di specialisti;

- i mezzi di informazione dedicano sempre più spazio ai computer, alla multimedialità, alle telecomunicazioni.

- la pubblicità dei prodotti di informatica e telecomunicazione si approssima anche sul piano comunicazionale a quella dei prodotti di consumo.

- si genera un mercato, (dai componenti alle piattaforme, al software, ai contenuti multimediali, ai servizi) che è tra i più grandi del pianeta in termini di volumi di affari e di occupazione.

- il tema della rivoluzione digitale suscita l'interesse dei governi, rivelandosi carico di importanti addentellati politico-economici, e si propone come oggetto di studio e di intenso dibattito politico.

Ma il dato più rilevante è la progressione geometrica della diffusione del fenomeno in quei campi del reale che ci riguardano più da vicino, come individui e come partecipanti a strutture sociali, in occasione del lavoro, della comunicazione, del divertimento, della formazione.

Di fronte all'invasione del computer e delle reti molti sono portati a scrollare le spalle e a minimizzare.

In realtà, chi reagisce dicendo che i computer stanno solo sostituendosi alle macchine per scrivere o che Internet è un giocattolo per fanatici cerca di nascondere a se stesso, ancor prima che agli altri, il fatto di sentirsi minacciato e di avere paura. Ed è proprio così.

Il cambiamento in corso è strutturale e, come tale, gravido di minacce per molti, oltre che di opportunità.

E nel medio e lungo termine? Dimenticandoci per un momento di noi che attraversiamo penosamente la fase di transizione, possiamo pensare che per i nostri figli si prepari un futuro migliore?

 

Società nella rete

L'analisi è complessa. Quello che sembra certo è che la mutazione è strutturale e sia come individui sia come collettività, essa può produrre nuovi e profondi fenomeni di marginalizzazione.

Prendiamo in considerazione alcuni degli ambiti a maggior rischio:

 

Lavoro vs.Telelavoro?

Un computer ed una linea telefonica costituiscono l'attrezzatura minima necessaria per poter lavorare in un luogo diverso da quello in cui il risultato del proprio lavoro viene utilizzato.

Una linea ad alta velocità permette un collegamento rapido e facile.

I costi di un computer ampiamente equipaggiato o di una connessione ISDN sono ormai, come si dice, prodotti di largo consumo.

Non fa quindi meraviglia che il numero dei telelavoratori - dipendenti che lavorano in un luogo diverso dalla sede del loro datore di lavoro o professionisti che interagiscono a distanza con i loro clienti - sia significativo ed in aumento.

Internet è lo strumento principe anche se non l'unico di questo processo di trasformazione dei modi del lavoro, poiché rappresenta un denso aggregato di opportunità di interazione per tutti coloro che:

- debbono collegarsi con una pluralità di soggetti;

- hanno necessità di informarsi esplorando depositi di informazioni sulla Rete;

- intendono utilizzare l'e-mail (la posta elettronica) non solo per scambiare messaggi con i propri clienti o committenti, ma anche trasmettere i risultati del proprio lavoro attraverso file binari allegati alla messaggistica standard, grazie all'ausilio di package che realizzano l'obiettivo della portabilità universale di un documento elettronico tra diverse piattaforme hardware e software e semplificano in modo sostanziale all'efficacia del processo.

La spinta al telelavoro viene, nell'ambito delle imprese, dalle economie che esso rende possibili e dal controllo capillare dell'intero processo produttivo che esso rende possibile.

I vantaggi dichiarati nei confronti dei lavoratori, si riferiscono all'interesse a risparmiarsi la fatica per trasferirsi dalla casa al luogo di lavoro.

Negli Stati Uniti poi, in cui la politica del telelavoro è già in una fase di piena espansione, alcuni Stati incentivano il telelavoro nel quadro di programmi di protezione ambientale.

Negli Stati Uniti il lavoro a casa è più diffuso di quanto non sia in Europa e, secondo un'analisi dell'European Information Technology Observatory, tenderà a rimanere tale anche in prospettiva.

Le distanze, le migliori infrastrutture di comunicazioni, la maggior diffusione dei computer domestici, oltre agli incentivi già citati sono da annoverare tra le cause del fenomeno.

Non bisogna cadere nell'errore di ritenere che tale fenomeno abbia connotazioni "classiste", comportando che il privilegio di lavorare a casa o vicino a casa sia riservato solo ad una èlite di professionisti.

Molte attività di tipo esecutivo, dalla tenuta della contabilità, all'elaborazione degli ordini, al servizio dell'elenco abbonati delle compagnie telefoniche, si trasformano in telelavoro (vedi in Italia il caso emblematico rappresentato dal servizio 12 di Telecom ormai totalmente affidato ad operatori in regime di telelavoro).

In Europa, ad esempio, molte multinazionali tendono a concentrare queste attività in Scozia, nell'Eire e nell'Ulster approfittando del basso costo del lavoro, degli incentivi governativi al telelavoro (electronic cottages), volti a favorire l'occupazione, del fatto che l'inglese è la madrelingua degli impiegati.

Ciò dà ragione del fatto che, nelle statistiche della Commissione Europea, il telelavoro appaia più diffuso in Inghilterra e in Irlanda rispetto a tutti gli altri paesi.

Lavorare a casa propria e lavorare quando si vuole. A pensarci bene si tratta del rovesciamento dello stile di vita che è stato imposto all'umanità dalla rivoluzione industriale. Significa sottrarsi ai vincoli di tempo e di spazio tipici dell'organizzazione industriale del lavoro. Significa liberarsi dalla schiavitù dell'orologio e del treno per poter tornare a vivere in luoghi campestri secondo i ritmi agresti e pastorali che ci sono più naturali, così come facevano i nostri antenati.

E così assistiamo anche alla nascita di quartieri particolarmente attrezzati per il telelavoro - dotati di collegamenti telefonici veloci, server Internet e altri paraphernalia - che sono già ampiamente diffusi negli Stati Uniti e in Inghilterra e che cominciano ad essere offerti in vendita anche in Italia.

Essi vengono costruiti in luoghi particolarmente ameni, ricchi di promesse di tranquillità e qualità della vita.

Sono realmente giustificate queste attese? E’ veramente così roseo il quadro che ci si presenta? Molto probabilmente no.

Il telelavoro rende possibile ad alcuni di vivere in luoghi agresti e pastorali ma non consente di certo uno stile di vita agreste e pastorale.

Tanto per cominciare, la comunicazione diventa un'ossessione.

In un ufficio si comunica in sedi formali ed informali, in riunioni e davanti alla macchinetta del caffè, per iscritto e a voce, in modo pianificato ed estemporaneo, tramite comunicazioni ufficiali e tramite pettegolezzo.

Cogliere l'atmosfera complessiva, farsi un'idea di "che cosa sta succedendo", intuire che cosa viene considerato importante in quel momento e che cosa meno, queste ed altre sono le abilità che si acquisiscono, ai diversi livelli, proprio perchè si è immersi nel contesto complessivo delle relazioni che si intrecciano nel gruppo di appartenenza. E non si tratta di cosa da poco, perchè è proprio su queste basi che gli individui regolano i loro comportamenti, delineano le proprie attese, stabiliscono i propri obiettivi.

Provate a pensare di canalizzare (e di conseguenza di impoverire) tutto questo flusso di informazioni su un filo del telefono.

Ogni informazione - una telefonata, un e-mail, un fax - diventa per noi potenzialmente preziosa e, quasi sempre per di più, non siete capaci di distinguere un messaggio importante da uno che non lo è in modo intuitivo ed automatico come farmmo se avessimo un buon quadro complessivo del contesto. Siamo costretti a passare ogni volta attraverso un costoso processo di razionalizzazione.

Il risultato è che rimanere sempre aperti al flusso delle comunicazioni diventa una necessità e un'abitudine. Si porta avanti il lavoro tra continue interruzioni da cui non ci si può e non ci si vuole difendere.

Questo per non parlare delle forme di organizzazione del telelavoro che qualcuno ipotizza per il futuro.

Il mondo dei computer e delle comunicazioni potrebbe rendere possibile realizzare progetti attraverso la creazione di gruppi di lavoro costituiti da professionisti collocati in qualunque luogo del pianeta. E per progetto qui non si intende solo l'accezione classica del termine, ma qualunque attività finalizzata ad un obiettivo che richieda la collaborazione di diversi specialisti. Condurre una causa civile, per esempio, può essere considerato un progetto.

Bene, in questa ipotesi, i progetti verrebbero portati avanti da gruppi di professionisti che si costituiscono e si sciolgono a lavoro fatto. Ognuno di loro dovrebbe lavorare freneticamente al completamento del lavoro in corso e, contemporaneamente, competere con altri nel cyberspazio per assicurarsi il prossimo lavoro.

Proprio il contrario di uno stile di vita agreste e pastorale.

Anche se importante, il telelavoro non sarà mai un fenomeno di massa.

Per non parlare del mondo della produzione dei beni, che tuttavia nelle società postindustriali avanzate conterà sempre meno addetti, anche nei servizi il telelavoro resta incompatibile con alcune attività.

I barbieri, i camerieri, ma anche i chirurghi, per esempio, non saranno tanto presto tra i telelavoratori.

Allo stesso modo il telelavoro non segnerà la fine delle città così come le concepiamo oggi. Proprio i computer e le comunicazioni alimentano la globalizzazione dell'economia che sta diventando la raison d'étre delle grandi città internazionali, così come a suo tempo il telefono, invece di favorire la dispersione degli individui, ha reso possibile una delle forme di massima concentrazione, il grattacielo.

 

Comunicazione

Comunicare su Internet significa utilizzare, almeno per il momento e nella maggioranza dei casi, una forma di comunicazione povera. Quanto ci scambiamo tramite la posta elettronica o attraverso i vari Forum o Newsgroup è ridotto a puro contenuto, spogliato della forma. Mancano i toni di voce, le espressioni del viso e anche molti dei contenuti grafici con cui siamo soliti arricchire la comunicazione scritta. Tanto che, per trasmettere qualche informazione sul proprio stato d'animo è invalso l'uso di far ricorso a delle faccine stilizzate, i cosiddetti emoticons, disegnate sommariamente con i caratteri del testo.

La comunicazione povera non significa solo puro contenuto ma anche impossibilità di identificare l'interlocutore se non per il nome che si attribuisce e, eventualmente, per il suo indirizzo nella rete. Io sono chi dico di essere. Certo mi sarà difficile farmi passare per il presidente Clinton se il mio indirizzo non è whitehouse.gov, ma ciò non toglie che i limiti siano veramente pochi.

Tutto negativo allora? No di certo. Proprio per le ragioni dette, i forum di discussione offerti da Internet hanno un grandissimo successo. La povertà della comunicazione pone tutti sullo stesso piano. Status ed aggressività non permettono di egemonizzare il dibattito come quando si discute faccia a faccia.

Anche i timidi si fanno sentire e dicono la loro. La discussione elettronica è intrinsecamente democratica.

 

Gioco

Da comunicare su Internet, a interagire tramite la Rete, a giocare attraverso la Rete. Tanti passi successivi dello stesso percorso.

Limitiamoci ad un solo esempio: i giochi di ruolo. é possibile costruire un ambiente virtuale, un Multi-User Domain (MUD), a cui i giocatori hanno accesso dalla Rete e dove possono interagire tra di loro secondo regole ed impersonando ruoli prestabiliti. Un ambiente può essere la Bretagna di re Artù, i ruoli disponibili quelli di Artù, Ginevra, Merlino, Lancillotto..., i tipi di interazione consentiti il duello, la battaglia, la preparazione di un filtro magico...Chi entra nel gioco assume uno dei ruoli non impersonati dai giocatori già attivi e si lancia nella mischia. Il divertimento comincia.

Ma non ci sono solo ambienti fantastici del medioevo. Si possono scegliere, ad esempio, scenari da romanzo poliziesco ed altri. Stanno comparendo anche giochi didattici.

Raccontato così può non sembrare un granché. Tuttavia questi giochi hanno un successo strepitoso tanto che gli psicologi sono al lavoro per darsene una spiegazione.

In molti casi, infatti, si sono verificati veri e propri fenomeni di dipendenza che si giustificano solo in funzione di un forte coinvolgimento emotivo.

Prima di tutto c'è l'identificazione con il ruolo assunto nel gioco. Spesso il ruolo viene assunto come conseguenza di spinte profonde che conducono ad una vera e propria transizione dell'Io da maschio a femmina o da adulto a bambino.

Nel nuovo ruolo, o meglio nei panni del nuovo Io, poi, ci si addentra in un ambiente in cui è possibile dare sfogo alle proprie aspirazioni frustrate.

 

Diritti umani

I guerriglieri zapatisti, attaccati dalle forze governative a Guadalupe Tepeyac fuggirono nella foresta lasciando sul posto armi pesanti ed automezzi. Non dimenticarono però i computer portatili.

Il governo cinese punisce duramente chi installi nella propria abitazione un'antenna satellitare che consenta di ricevere le comunicazioni del mondo occidentale. Non riesce però a fare altrettanto per quanto riguarda la possibilità di collegamento ad Internet: Anche se fa del suo meglio per renderlo difficile e costoso e si affanna ad emettere disposizioni contro la corruzione dei costumi derivante dalle idee depravate e dalla pornografia in circolazione sulla Rete, da 3000 nel 1994, i collegamenti ad Internet sono saliti in Cina a 100.000 alla fine del 1995.

In entrambi i casi, la diffusione di informazioni via Internet è servita più volte a denunciare le violazioni dei diritti umani compiute dai governi e a ricondurli, nei limiti del possibile, a più miti consigli.

Il governo indonesiano ha messo al bando l'opera di Pramoedya Ananta Toer i cui racconti sono pubblicati con successo in tutto il mondo; ma gli indonesiani possono trovarli e stamparli collegando i loro computer a Internet.

Il libero flusso delle informazioni sembrerebbe nutrire la democrazia.

Le reti, che consentono anche il broadcasting oltre alle comunicazioni interpersonali, sono da questo punto di vista uno strumento ideale.

Internet potrebbe essere oggi quello che era ieri The Voice of America o Radio Londra.

 

Organizzazione del lavoro

Oggi nessuna impresa, industriale o di servizi, può sentirsi sicura del proprio quadro di riferimento rappresentato dai prodotti, dai clienti, dai concorrenti e dal contesto competitivo in generale. Una parola non ha più diritto di cittadinanza nei mercati: stabilità.

I consumatori sono sempre più volubili ed esigenti in termini di qualità e di servizio; la globalizzazione dei mercati ha allargato a dismisura il quadro della concorrenza.

Un flusso costante di nuova tecnologia investe il mondo delle imprese e modifica il contenuto dei prodotti, il modo di costruirli, distribuirli e venderli. Anche prodotti che ci eravamo abituati a considerare "maturi", come l'auto, si arricchiscono di contenuti nuovi dopo anni di stabilità.

Il fenomeno investe l'area dei servizi in modo anche più vistoso: dalla finanza, alle comunicazioni, alla cura del corpo, ai servizi per il tempo libero. Non solo le offerte evolvono rapidamente in un clima di vivace competizione, ma nuove offerte sono presentate tutti i giorni sui mercati.

Le imprese sono costrette a ripensare non solo il proprio modo di operare, ma addirittura il proprio modo di essere per adeguarsi al nuovo contesto competitivo. Nel fare questo, riscoprono l'informatica come lo strumento per reingegnerizzare l'azienda nel suo complesso: modelli organizzativi più flessibili ma, soprattutto, la superiore qualità dei processi aziendali in termini di tempi, risorse e risultati stanno rivelandosi come i fattori chiave del successo. I processi - dal progetto alla presentazione del prodotto (o del servizio) sul mercato, dall'acquisto alla produzione alla distribuzione alla fatturazione, dalla vendita alla logistica, all'assistenza - una volta definiti ed ingegnerizzati, vengono affidati a dei team multidisciplinari di cui fanno parte specialisti di tutte le funzioni aziendali coinvolte.

Per fare funzionare tutto questo, le reti sono indispensabili. La grande Internet e le sue figlie confinate entro le mura aziendali, le piccole e meno piccole Intranet di cui parleremo, giocano un ruolo fondamentale. Affidiamo loro non più soltanto i tradizionali processi amministrativo-burocratici, ma anche quelli in cui occorre mettere ordine e dare supporto alle attività creative dell'uomo come la progettazione o il marketing.

Ormai le imprese, di qualunque genere, si identificano sempre di più con il sistema informativo su cui si basano e, di conseguenza, la loro posizione competitiva ne dipende sempre più direttamente.

 

Ricerca scientifica

Gli strumenti che hanno collegato nel passato tra di loro i gruppi di ricerca sono stati sostanzialmente le pubblicazioni ed i congressi. Le comunicazioni interpersonali dirette si creavano di norma solo dopo che le informazioni scambiate attraverso i canali formali avevano messo in evidenza situazioni di reciproco interesse.

La Rete sta avviandosi a costituire una nuova forma di supporto alla ricerca scientifica su base planetaria.

Essa consente di accelerare e semplificare l'interazione tra i vari gruppi di ricerca (basta pensare all'impegno necessario per un ricercatore per mantenersi aggiornato sui lavori pubblicati nel proprio settore di specializzazione) e, grazie all'effetto già descritto a proposito del tema comunicazioni, di ridurre la percezione dell'autorità (ipse dixit) da parte dei partecipanti alla discussione. Ciò rende possibile l'allargamento a più persone della mente collettiva che lavora alla soluzione dei problemi e all'innovazione.

I fisici, che notoriamente hanno stomaci robusti, capaci di digerire i complicati comandi della vecchia Internet, sono stati i primi ad avvalersene, se non altro per rendere disponibili i loro lavori molto prima che essi fossero fisicamente pubblicati sulle riviste scientifiche. Ma con l'avvento della World Wide Web e degli strumenti di generazione degli ipertesti (HTML) e di navigazione (Netscape) il gioco è diventato alla portata di tutta la comunità scientifica, dai chimici che hanno già cominciato a tenere congressi sulla Rete, ai biologi e farmacologi che condividono enormi archivi di genetica, agli storici che cominciano a visitare Stonehenge virtuale.

E’ invece quasi banale citare la possibilità che la Rete dà di accedere a grandi risorse di calcolo remote per applicazioni di simulazione o di intelligenza artificiale o di condividere siti di ricerca costosi con comunità scientifiche remote.

Tutto positivo, dunque? Complessivamente sì, anche se non si può non segnalare il fatto che l'accelerazione della circolazione delle informazioni consentita dalla tecnologia può incrementare la concorrenza tra i gruppi per arrivare primi al risultato della ricerca con conseguenze non sempre positive. Nè va dimenticato il fatto che le informazioni che il ricercatore trova disponibili sul proprio computer tutte le mattine, che sono molte di più di quelle che una volta trovava sulle riviste scientifiche accanto alla tazza del caffè, costituiscono un ulteriore onere ed occupano, non sempre utilmente, una parte crescente del tempo disponibile.

 

Formazione

Multimedialità, ipertesti, interazione remota sulla Rete. Mettete insieme queste tecnologie ed avrete la piattaforma ideale su cui costruire il sogno della formazione personalizzata a costi sopportabili.

Ciò significa disporre di un ideale precettore in grado di adeguare i percorsi ed i ritmi di apprendimento alle capacità ed alle attitudini dell'allievo rivelandone e sollecitandone, contemporaneamente, gli interessi. In altri termini, rendere disponibile a tutti quanto potevano permettersi solo le famiglie nobili del passato.

Ma anche qui si paga un prezzo. E’ l'allievo che guida. E’ lui che sceglie, tra le possibilità che gli vengono offerte dall'ipertesto, il percorso che più lo interessa, che in generale non coincide con quello che più impegna le sue risorse intellettuali.

Alla rigorosa strutturazione logica di un testo tradizionale si sostituisce un percorso di minima resistenza che rischia di essere parente stretto dello zapping televisivo.

Siamo alle soglie di un eldorado della formazione o all'inizio di un drammatico degrado?

 

Il network ed il problema delle regole

L'era della Rete ha aperto alcuni problemi normativi che investono anche la sfera delle libertà personali che sarebbe molto interessante approfondire, ma che richiederebbero una trattazione separata.

Li citiamo qui di seguito per completezza.

Primo problema

Il diritto dei cittadini alla riservatezza delle comunicazioni, quando riferito alle reti, si concretizza nell'adozione di sistemi crittografici conosciuti solo alle due parti in comunicazione. Se così non fosse, comunicare su Internet equivarrebbe ad urlarsi messaggi in un piazza affollata. Ma consentire la crittografia sulle reti significherebbe offrire su un piatto di argento a mafia e terrorismo strumenti di cui hanno un grande bisogno. Hanno i poteri dello Stato il diritto di accesso a queste comunicazioni? Vedi le polemiche al riguardo negli Stati Uniti.

Secondo problema

La libertà di espressione deve essere garantita ai cittadini anche quando partecipano a forum e newsgroup sulla Rete. Ma chi lascia un messaggio in un forum commettendo un reato non è identificabile. é giusto, per esempio, che i governi si impegnino a reprimere la pornografia che già sta cominciando ad inquinare i siti dell'Internet? E, se sì, come? Censura o libertà di espressione?

Terzo problema

E infine, così come sulle strade si muovono gli atomi, cioè le merci, sulla Rete si muovono i bit (le informazioni). Sulle strade abbiamo le dogane a protezione delle politiche fiscali e degli altri interessi nazionali. Sulle reti, nulla. Ma anche i bit, le informazioni, hanno spesso un valore o, addirittura, possono essere dei valori (moneta elettronica trasformabile a richiesta in moneta tradizionale). E per di più, è dal tempo dei faraoni che i governi hanno imparato a tassare gli scambi di merci contro denaro. Sapranno tassare gli scambi di software e contenuti contro ciberdenaro? Come tassare i bit?

 

Dislivelli sociali e nuove tecnologie

La rivoluzione dei computer e delle reti rischia di dividere il mondo tra chi è dentro e chi è fuori, tra chi ha e chi non ha, come diceva Hemingway.

Alcuni dati del National Bureau of Census americano mettono in evidenza il fatto che si sta creando una spaccatura netta nella società. Anche solo dal punto di vista della possibilità di accesso al computer da parte dei bambini emerge una differenza vistosa tra bianchi/ricchi e neri/poveri. E la differenza non riguarda solo la possibilità di accesso al computer nell'ambiente domestico, ma anche a scuola.

E il dato diventerebbe ancora più inquietante se si prendesse in considerazione la qualità dell'accesso in termini di tecnologia e di applicazioni.

Ma le divisioni che si creano non sono solo quelle, ovvie, per censo, per paese di nascita, per estrazione sociale, ma anche quelle, meno ovvie, per classe di età che investono trasversalmente gli strati sociali.

Sono computer literates i giovani e i giovanissimi, che col computer ci sono nati, e spesso lo sono anche i pensionati, che non hanno più nulla da temere e che hanno avuto il tempo e la voglia di far conoscenza con il nuovo intruso. Gli esclusi sono gli individui di mezza età, a qualunque classe appartengano, che guardano al fenomeno nuovo come ad una minaccia e cercano di difendersi.

Internet è una finestra privilegiata sul mondo, non un di più. Diventerà sempre più importante non solo per lavorare ma per capire, per fare e utilizzare cultura. La computer illiteracy, la incapacità di adeguarsi al mondo nuovo che si sta creando al seguito della rivoluzione delle reti, è un problema di cui dovrebbero farsi carico i governi.

E’ infatti compito dei governi combattere le esclusioni. Già oggi, con maggiore o minore efficacia, essi sono impegnati a combattere le principali esclusioni quali quelle dai titoli (proprietà), dall'istruzione, dalla salute, dalla sicurezza. E ciò per ragioni morali, ma anche e soprattutto per ragioni pratiche. Convivere con aree di esclusione è scomodo e pericoloso come ben sanno, per esempio, coloro che negli Stati Uniti debbono vivere in prossimità dei ghetti neri o ispanici.

Bene, in futuro i governi e gli studiosi delle società e delle culture dovranno confrontarsi con un nuovo tipo di esclusione, quella dal mondo del computer, che equivarrà ben presto all'esclusione dalla capacità di capire che cosa sta avvenendo intorno a noi.

A pensarci bene, siamo di fronte a quella che potrebbe in breve tempo trasformarsi nella madre di tutte le esclusioni.

 


Bibliografia

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Count Zero, Ace Books, New York, 1987 [tr.it.Giù nel ciberspazio, Arnoldo Mondadori Editori, Milano, 1990]

Virtual Light, 1993 [tr.it.Mirrorshades, Arnoldo Mondadori Editori, Milano, 1994, pag 262]

Sterling Bruce, Prefazione in William Gibson Burning Chrome,ix - xii, Ace Books, New York, 1986

Prefazione in Mirrorshades (a cura di) Ace books, New York, 1988 [tr.it.Mirrorshades, Bompiani, Milano, 1994, pag 311]

The Hacker crackdown, 1992 [tr.it.Giro di vite contro gli Hacker, Shake, Milano, 1993, pag 253]

Tullio Altan, Carlo – Soggetto, simbolo, valore – Feltrinelli, Milano, 1990.

da Cyberspace - First Step, Micael Benedict (a cura di), MIT press, Boston, 1991 [tr.it. Cyberspace, MUZIO NUOVO MILLENNIO, 1993, pag.452]

Introduzione di M. Benedikt

"A proposito del corpo reale: storie di frontiera sulle culture virtuali" di Allucquere Rosanne Stone

"Gli insegnamenti di Habitat della LucasFilm" di Chip Morningstar e F.Randall Farmer

MiniGuida Internet, ver 0.9 - Dicembre 1992, F.Bloisi da DECODER - Rivista internazionale underground, n. 2-3, I sem. 1993 - II sem. 1994

Italian Crackdown

Le faccine telematiche


Prof. Giuseppe Gaeta

Accademia di Belle Arti di Brera

Dipartimento di Comunicazione Visiva e Multimedialità

Milano Italia

 


1er Congreso Virtual de Antropología y Arqueología
Ciberespacio, Octubre de 1998
Organiza: Equipo NAyA - info@equiponaya.com.ar
http://www.equiponaya.com.ar/congreso

Auspicia:


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